egidio scardamaglia
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Hanno detto di me

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“Storie senza tempo” è il titolo della mostra di Egidio Scardamaglia aperta fino al 13 luglio al Centro Olimpico Matteo Pellicone, Lido di Ostia, Roma.

Una scelta di dipinti, testimoniano il percorso e i temi dell’artista; un percorso che sin dall’inizio rileva la predilezione per la figura umana, il paesaggio, la natura morta. Nel suo lungo cammino l’artista si è stretto intorno a tanti maestri: alcuni conosciuti da vicino e con cui si è spesso confrontato, altri, soprattutto quelli della prima metà del Novecento, ai quali ha guardato con grande ammirazione e che nel tempo sono diventati i suoi punti di riferimento. Vicino al mondo quieto e silenzioso di Donghi si mostra sensibile anche a Casorati rivisitando il suo stile fatto di figure assorte, immote e di un rigore quasi geometrico. Erede di questo linguaggio ha saputo gestire il suo lavoro con una perfetta maestria tecnica approfondita giorno per giorno nel suo studio con ore passate davanti al cavalletto. Come un buon pittore sa fare.

“L’artista, ha scritto Michele Giancotti, riesce a trascendere la fredda necessità della tecnica ed è capace di suscitare nell’osservatore quell’emozionalità globale che pur rimandandolo ai temi pregnanti della memoria e della storia individuale e collettiva lo àncora fermamente al presente vissuto e reale. Le sue figure, i paesaggi, le nature morte, i piccoli oggetti della quotidianità raffigurati sia nel linguaggio grafico della mirabile serie di punte secche ed acqueforti, sia in quello pittorico dove la stesura scelta del colore esalta e ammorbidisce il rigoroso senso dell’armonia formale della composizione, non cedono mai alla pur facile tentazione retorica della piacevolezza per la piacevolezza”. In mostra alcune opere storiche: in particolare Attesa al chiaro di luna che rivedo molto volentieri. Appartiene al periodo della sua piena maturità. E’ una delle sue opere più liriche e allo stesso tempo di una celata affettuosità, impastata da una luce di crepuscolo che modella tutta la scena. Dello stesso periodo The american lady. Come in Attesa al chiaro di luna la scena è dominata dalla figura della donna che incrocia le mani sulle ginocchia; sul davanzale natura morta con limone e brocca e sullo sfondo una vista di Positano. Anche questo è un dipinto che non si dimentica. E’ di una intimità nascosta illuminata di ricordi. Tra le altre opere che compongono l’esposizione La violinista, di ampia armonia compositiva, e Migrant family with a baby talking to a bird di impianto molto rappresentativo. Ancora una volta questi lavori ci parlano di armonia tra natura, paesaggio e figura. Tra i dipinti recenti colpisce Pablo e François, omaggio al grande maestro spagnolo.

​Giuseppe Massimini, Nuovo Corriere Laziale, 24 Giugno 2019
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Una profonda esperienza visiva porta ad una delicata sensazione emotiva. Scomporre ciò che sembra intoccabile e renderlo concreto attraverso la lettura delle immagini e dei colori è la missione possibile di Egidio Scardamaglia.

La sua arte, la sua poliedrica attività di pittore, incisore e poeta raggiunge il massimo dell'espressività quando crea contenuti e forme nuove di un modo di essere e di esprimersi. La sua è una riflessione sulla meraviglia della vita e sulla sua incontrollabile caducità.

La bellezza, l'aspettativa, la famiglia, la gioia, il dolore e il futuro fioriscono nei colori forti e nella gioventù della donna che si pone al centro dei pensieri e al centro dell'universo con una fragile e tenera maternità. La natura corrobora ogni inquadratura; la riempie e la completa con una presenza libera e costante. Il simbolico senso della frutta alimenta il pensiero della dolcezza, della maturazione di un progetto, di una aspettativa e nasconde volutamente la percezione del tempo che in quel fiore profumato, ma reciso, rivela l'inesorabile attesa.

Vera combinazione di sogno e realtà che si sovrappongono l'uno all'altra nei percorsi dell'uomo che non crede al destino.

Nella dolcezza delle inquadrature e nei panorami mozzafiato Egidio sa donare la splendida illusione di una fuga dal tempo. Una fuga sostenuta anche con il suo carattere e al genialità pittorica che crea originali atmosfere e appassionanti innamoramenti.

Che l'ambiente sia una parete, un lago o la montagna, un calore istintivo è costantemente presente.

Nell'opera "Attesa al chiaro di luna" tra la figura femminile e la natura nasce un dialogo creativo di cui la donna è protagonista; diventa musa ispiratrice e sentimento d'amore, simbiosi cromatica di cui si nutre la vita di un artista. 

Lei sembra essere sola, ma tra percezioni ed equilibri è già famiglia.

Anche nel suo modo di porsi artisticamente Egidio attraversa i tempi con il suo classicismo sentimentale, il suo realismo velato, il suo impressionismo di panorami dolcemente malinconici, il suo emozionante espressionismo, il suo simbolismo sospeso tra realtà e sogno sfrenato, ma, soprattutto, attrae la sua modernità sfacciata, vissuta come una vera propria rivoluzione artistica.

Francesco Zero, Direttore del Museo del Giocattolo di Zagarolo (RM), 2019.
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Un'arte pervasa di sottile malinconia, attraversata da una vocazione poetica e narrativa che spinge Scardamaglia a raccontare nello spazio di una tela, storie, sentimenti, sensazioni. 

Una tecnica coloristica che privilegia la luce e che si affida a colori mai strillati, eccessivi, e una padronanza della composizione che rendono ciascuna opera un'inquadratura perfettamente definita da un regista scrupoloso. E come tale si comporta l'Artista, con la costruzione di storie che si svolgono sotto i nostri occhi quali frammenti di una realtà poetica, di un universo altro, eppure così vicino al nostro. E l'impressione che questo suo mondo sia fatto di piccole vicende concrete, lontano da trionfalismi epici e da iconografie rutilanti.

Una pittura, verrebbe da dire, dal forte impegno, dalla parte degli umili, di chi lotta giorno per giorno senza eroismi eclatanti ma con la determinazione dei forti.

Beppe Palomba, Egidio Scardamaglia in Piu Falso del Vero, Accademia della Bussola 2012
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L'artista ferma nelle sue opere opulente figure femminili soffuse di una trasognata malinconia, le cui forme sono carezzevolmente raffrontate allo strumento musicale. Oppure inquietanti ritratti dove il mistero dell'eterno femminino sembra rifiutarsi all'esplorazione per ritrarsi entro se stesso e non manifestarsi che a pochi eletti, mentre nei paesaggi umbri quasi esplode una vivace rappresentazione della realtà realizzata attraverso accordi cromatici luminosi, distesi con pienezza e garbo. 

I particolari di Skyros e di Greppolischieto aggiungono una vivacità e una immediatezza all'opera, che diviene un discorso poetico senza scadere nel bozzetto di facile lettura, ma rimanendo invece circondato e come protetto da un'aura di creatività.
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Livia Ravallese

La pittura di Egidio Scardamaglia affonda le sue radici in quel ritorno all'ordine che prese il sopravvento negli anni venti per rispondere agli stravolgimenti del futurismo. Oggi non abbiamo più alle spalle la rivoluzione di Filippo Tommaso Marinetti, durata, del resto, non più di due decenni, mentre si assiste ancora all'onda lunga partita dalla ricerca concettuale che, attraverso la scrittura visiva, la Land Art e l'Arte Povera, ha ormai suonato a detta di molti le campane a morte per la pittura. In realtà la pittura ha sempre continuato per la sua strada, sperimentando sul colore attraverso l'informale o meditando sulla raffigurazione del riconoscibile come in questo caso.

Scardamaglia sembra qui tenere conto della lezione del Novecento, rifacendosi da una parte al primitivismo figurale di Tullio Garbari, dall'altra alla silenziosa metafisicità di Edita Broglio, che è stata illustre esponente del gruppo romano di Valori Plastici. Egli infatti si inoltra nell'atmosfera sospesa di un'ambientazione volutamente scenografica, per ritagliarvi figure che sembrano congelate in un gesto quotidiano, rivelatore di una rocciosa quanto insondabile autoreferenzialità.

Nella sua modalità compositiva l'artista si esercita in un prezioso ricamo cromatico, dove tiene ben conto della luce come costante narrativa e funzionale al risalto dei particolari. La voluta assenza emozionale si concretizza in un rapporto solo formale fra i protagonisti e lo sfondo della rappresentazione, dove le architetture di edifici o le linee di un paesaggio campestre sono le referenze ambientali di una situazione di stallo psicologico, e quindi luoghi metafisici di un accadimento fuori dal tempo, della storia o della cronaca.

Non è pertanto comprensibile il rapporto che lega la donna in rosso col cappello nella sua Passeggiata con il cane, allo sfondo marino, agli alberelli stenti, ai fiori bianchi che tiene in mano, e alla bestiola che le sta accanto, se non in termini di pura casuale vicinanza fisica. Allo stesso modo, la giovane coppia preceduta da un compagnetto fulvo che percorre la strada di Skyros, sembra non appartenere alla grande roccia e alle case del paesaggio collinoso, ma piuttosto assolvere una funzione dialettica di contrasto cromatico e di equilibrio compositivo. Va per altro notato come, nella Famiglia di pescatori, la figura di donna sia vestita dello stesso rosso di quelle rappresentate nelle due opere precedenti: questo dato rimanda a intenzioni psicologiche legate alle simbologie del colore, all'amore forse, o alla passione, comunque ad un femminile connesso al sangue e alla vita. E ancora, qui la figura maschile è connotata dal blu - complementare al rosso nella scala cromatica - della tuta che indossa. Immediata quindi la sensazione che il gruppo familiare sia allusivo di certe sacre rappresentazioni della Natività, nella versione ingenua e popolare di un ex voto: la madre seduta col bimbo nudo in grembo, il padre protettivo al fianco, la donna anziana all'ombra di una costruzione incongrua ma solenne.

​Di impianto diverso ma non meno enigmatico , è la Chitarrista: in un meditato gioco geometrico, lo spazio della tela è nettamente diviso e distinto in due parti uguali - il fondo nero su cui si staglia la suonatrice con il suo strumento, e l'immagine di un balcone che si affaccia su una città fluviale. La rappresentazione è aprospettica e del tutto ermetica, lasciando libero spazio all'apprezzamento delle campiture fluide, del disegno accuratissimo e della precisione degli accordi e dei disaccordi cromatici, suadenti come quelli appunto di una chitarra.

Paesaggi - Le stanze della memoria, di Paolo Levi e Valerio Grimaldi, Ediz. Giorgio Mondadori
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La luce del Mediterraneo, la ricchezza della vegatazione, la generosità dei colori, la forza vitale di una terra prorompente e al tempo stesso in sé raccolta e carica dello sforzo e della fatica dell'uomo, hanno certamente contribuito alla formazione artistica di Egidio. Ciò che da subito colpisce nelle sue opere è il senso naturale di una fecondità dell'immagine che si apre ad una plurivocità di senso. Un'immagine cioè che nella lettura della sua opera riesce a far distanziare le coordinate razionali dell'interpretazione senza allontanarle e, dunque, integrando in modo eccellente quest'ultime a quelle più pronfondamente vissute sui diversi piani dello psichico.

Vale a dire che l'artista riesce a trascendere la fredda necessità della tecnica ed è capace di suscitare nell'osservatore quell'emozionalità globale che pur rimandandolo ai temi pregnanti della memoria e della storia individuale e collettiva lo ancora fermamente al presente vissuto e al reale.


Le sue figure, i paesaggi, le nature morte, i piccoli oggetti della quotidianità raffigurati sia nel linguaggio grafico della mirabile serie di puntesecche, acqueforti e mezzetinte sia in quello pittorico dove la stesura sciolta del colore esalta e ammorbidisce il rigoroso senso dell'armonia formale della composizione, non cedono mai alla pur facile tentazione retorica della piacevolezza per piacevolezza.

Relazionano invece il senso del bello con quello della contraddittorietà e inquietitudine che connota l'esistenza anche quando è poeticamente intesa. Così come l'arte esige. E in questo rapporto continuamente agito tra immagine e realtà, tra competenza tecnica e scarto creativo, tra pienezza di emozioni e capacità della loro giusta espressione formale, la luce è l'elemento catalizzatore, quello che gioca il ruolo più importante. In un continuo bilanciamento e armonizzazione della luce con la campitura dei colori, Egidio riesce a dare alle sue opere un'intonazione calda e pacata, una giusta concatenazione delle forme-figure-personaggi-nature morte-, un chiaramente percettibile eppure sfumato rapporto tra pieno e vuoto che rendono perfettamente l'idea dello spessore emotivo e della coscienza della realtà.

​Nelle sue immagini si interiorizza il mondo esterno e viene esteriorizzato quello interno. E di più non si può chiedere ad un artista, ed è questo che ci regala Egidio, e ancora è in questo che bisogna cercare le ragioni del suo operare, così come quello del successo di critica e pubblico che fin dagli inizi lo accompagna.


Michele Giancotti, La Pittura di Egidio Scardamaglia, Annuario D'Arte Moderna Artisti Contemporanei, 2001, Acca in…Arte Editrice S. D.L., pag.353, , www.accainarte.it
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Attonita e surreale è anche l'aura che conferisce Egidio Scardamaglia ai suoi grandi oli, interni, o paesaggi di campagna o di mare, di giorno o al chiaro di luna, nei quali campeggiano ripetutamente figure femminili poeticamente fermate nel momento più caratterizzante di gesti e situazioni topiche. Attraverso stesure accurate, che definiscono con morbida precisione tutti i contorni, giustapponendoli l'uno all'altro in un continuum dialogico di "bella pittura", l'autore canta la bellezza e la serenità della vita, dell'amore e della natura contraddicendola tuttavia nel momento stesso in cui la sospende.

Laura Turco Liveri, in Percorsi d'Arte in Italia 2016, a cura di Giorgio di Genova, Enzo Le Pera, edizioni Rubbettino
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Protagonisti assoluti delle opere di Egidio sono la natura, la figura umana e il sentimento di puro lirismo e grande partecipazione che l'artista nutre verso di esse. Artista ormai di fama indiscussa, con una preziosa formazione accademica che l'ha portato ad osservare ed ammirare sia artisti italiani che stranieri, Egidio va al di là della sua razionalità e regala a chi osserva le sue opere un percorso emozionale davvero unico.

​Le sue figure, i paesaggi, i piccoli oggetti della quotidianeità sono immortalati non solo nella serie di mezzetinte ed acqueforti utilizzando il linguaggio grafico, ma anche in innumerevoli dipinti ad olio, tempere ed acquarelli dove la sua espressività ben si calibra con un gioco di luci, segni e colori.

Le sue opere, i suoi soggetti, pur provenendo dal mondo esterno, riflettono il mondo interiore dell'artista, sono da lui creati in modo attento e preciso e trasmettono una viva serenità espressa con colori vibranti e bilanciati che irradiano una solarità interiore propria del suo dipingere, accantonando per il momento la natura, l'artista si avvicina con deferente rispetto al microcosmo della donna. 
Si sofferma con garbo e circospezione sulle figure che egli indaga trasognato; esplora l'animo femminile, il loro vissuto, la loro calda sensualità fatta di gesti e situazioni legate all'ambito familiare, cogliendo ciò che in quel momento al suo dipingere suggeriscono. A questo punto non tiene conto delle idee di prospettiva o plasticità delle forme perché a vibrare è solo l'idea nel suo divenire.

Egidio Scardamaglia è uno di quegli artisti che guarda non solo all'arte verista italiana, ma soprattutto all'iperrealismo della pittura australiana e, in particolare, a quella americana di Andrew Wyeth, che da sempre lo affascina e la cui influenza fa sì che sia ritenuto in parte un artista di oltreoceano. Egli vede al di là della linea di orizzonte, indaga e studia il mondo naturale in modo continuo ed incessante, dopo che Justin O'Brien, moderno pigmalione e suo primo maestro lo ha formalmente ed artisticamente arricchito introducendolo all'arte contemporanea dei molti pittori australiani. Come dice lo stesso artista egli "vede con gli occhi della mente, con l'olfatto della mente coglie l'essenze del corpo, con la sensazione della mente avverte l'umido contatto delle labbra, è sogno nel sogno o vano miraggio della mente?".

Questa è l'arte di Egidio, tra sogno e realtà, tra visione e sentimento, tra sguardo e anima.

Manuela Pacelli, Egidio Scardamaglia - La magia del colore nelle sue opere, in Eventi Culturali, Anno VI, Numero 1-2, Gennaio-Febbraio 2010
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Il Pittore Egidio Scardamaglia è nato in Calabria nel 1948 da una notabile famiglia amante della musica della poesia. Fin da bambino dimostra un particolare amore per l'arte che lo stimola a seguire studi umanistici, con indirizzo artistico.

Alla fine degli anni '60 itinerari della vita lo conducono nella capitale dove trova impiego presso l'atelier del pittore Australiano Justin O'Brien. Nel 1982 si laurea in lingue letterature straniere presso l'Università La Sapienza con una tesi sulla storia e l'arte bizantina. Nel contempo e sotto la direzione del noto Mario Teleri Biason (docente presso l'Istituto Nazionale Calcografico di Roma) e dei maestri grafici Massimo Rossetti e Antonio Sannino, approfondisce le sue esperienze artistiche divenendo un esperto nelle metodologie di incisione e calcografia, nonché nell'uso della mezzatinta su carta. Il suo talento professionale sta nel saper riproporre nelle opere quelle sfumature, quelle nostalgie liriche che caratterizzano il nostro vissuto, di cui spesso siamo inconsapevoli attori.

Successivamente, si segnala per produrre un'arte più autentica, quella della pittura del reale: dimensione figurativa dove può interrogare la natura e realizzare i suoi stati d'animo. Ne derivano dipinti lirici di particolare preziosità, percorsi da emozioni tonali, sostenuti, sempre, da un solido impianto contenutistico.

La sua attività espositiva di pittore grafico inizia nel 1974, con una mostra personale a Sydney (Australia), dove ottiene un buon successo di critica e di pubblico; i consensi ricevuti lo inducono ad esporre stabilmente in quella nazione.
Con il suo messaggio tematico, Egidio Scardamaglia si fa interprete di mondo inafferrabile ed effimero,, fino a spingersi realizzare immagini pittoriche che abbracciano la poesia, la musica e la narrativa.

Più precisamente si tratta di componimenti figurativi che uniscono, al loro interno, caratteristiche artistiche originali con uno stile poetico subito riconoscibile, soprattutto quando dipinge tranquille atmosfere familiari che evocano accadimenti di grande suggestione per l'uomo e portano lontano la fantasia. Per comprendere il suo messaggio poetico, è sufficiente osservare il dipinto intitolato "Attesa che di luna", dove l'artista dipinge una ragazza seduta in prossimità del mare. La scena è interamente percorsa da atmosfere crepuscolari, vibranti e segrete, illuminate da una misteriosa luna piena, parzialmente coperta da una nuvoletta che simula un'attesa segreta.

La scena rivela, all' appassionato spettatore, una figura di un' adolescente sognante ed emozionata, intrisa di fervore evocativo e di sostanza pittorica ad olio (azzurrini, i verdi stremati, e i grigi sfumati), rinvigoriti da singolari cromie simili all'incarnato rosa della fanciulla.

La sospensione romantica del dipinto non entra mai in contraddizione con il paesaggio o gli obiettivi che marcano l'opera, anzi gli elementi naturalistici concorrono a rendere più preziosa e suggestiva la scena, frutto di valori pittorici che testimoniano l'amore e la tradizione per la bella pittura figurativa del primo Novecento italiano (Donghi).

Opere che nel ritmo della composizione rivelano un mondo "scardamagliano" personale, invaso dai temi classici da lui affrontati; vogliamo con questo dire che il mondo pittorico dell'artista e la sua vita personale, fanno parte di un unico e prezioso intendimento. C'è da dire che un tale privilegio tocca gli artisti più che altri, poichè non diciamo e non distinguiamo, come sovente, tra vita pubblica e attività privata.

Un altro interessante dipinto dell'artista è quello intitolato "La lettera", in cui due giovani fanciulle sono allo scrittoio; l'intenzione delicata dei loro corpi suggerisce una loro affettuosa complicità. Scriveranno la lettera d'addio? -Oppure un appello d'amore? Vi è qui la descrizione figurativa classica, una propensione al realismo, suggerita però da toni impressionisti. Il quadro ci rivela allora un mondo quotidiano assorto e immobile, invaso da una luce calma nitida che scopre i contorni delle cose eppure distanzia in un "dove" impalpabile.

Le due fanciulle sono vestite con abiti raffinati degli anni '30 in cui colori (rosso vermiglio, verde operato e giallo-ocra), vanno ad inserirsi cromaticamente in un fondale dipinto con terre di Siena e bruni compatti, evidenziando, così, sia il realismo magico della scena, sia il contrasto cromatico delle tinte. Alla sinistra del quadro, infine, una finestra virtuale dai colori azzurrini; singolarità che mette in evidenza le architetture della Roma barocca e le minute sobrietà floreali. L'espediente artistico della via di fuga azzurrina, conferisce al dipinto luminosità, preziosità cromatica, poesia, equilibrio volumetrico, prospettiva e dinamicità scenica.

Talvolta ad interessare il pittore, ormai romano di adozione, sono paesaggi di piccole località turistiche come: Castiglion Fosco, Castiglion del Lago, Greppolischieto, Skyros, e l'Isola di Dino, vedute che trovano la loro collocazione tra la pittura di radice postimpressionista e una certa seduzione dichiaratamente intimistica.

Componimenti e vedute bucoliche, con serenità scenica di fondo, dove l'artista sa cogliere sia la raffinatezza dei monumenti, sia la pregnante suggestione della natura. Dunque una pittura paesaggistica, quella di Scardamaglia, che si costruisce per masse e volumi, nella quale la lezione della Storia dell'Arte si avverte come linfa che percorre e vivifica l'opera. Ogni tono, infatti, partecipa con l'altro, così come il progetto compositivo segue il rigore che si traccia naturalmente e inevitabilmente nell'universo pittorico.

Si può, altresì, riferire, in un tempo in cui l'uomo è alla continua ricerca di se stesso, che la pittura di Scardamaglia, si pone in alternativa al dilagante potere della pittura astratta e del consumismo, perché capace di evocare immagini umane di sicuro fascino, di grande suggestione, appartenenti ad universi a dimensione d'uomo.
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Egidio Scardamaglia nel tempo ha esposto in importanti gallerie d'arte in Italia (Roma, Perugia, Marino, Mentana, Prato, Tarquinia, Badia di Vaiano, etc.) e all'estero (Sydney, Melbourne, Brisbane, New York).

Le sue opere sono già presenti in importanti collezioni pubbliche e private.
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Antonio Sorgente, Egidio Scardamaglia - Un Pittore-Poeta tra narrazione, lirica, evocazione, sogno e realtà, Caramanica Editore, Roma 2012
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